domenica 21 dicembre 2014

"ABISSI"SPUMANTE DAL PROFONDO MAR LIGURE


 
E' arrivato anche al nostro   ristorante
" Il Pescegatto"di Vado Ligure,
dopo 18 mesi di invecchiamento è riemerso dalle profondità marine, pronto per essere stappato.
E' lo spumante degli Abissi che Pierluigi Lugano pensò di realizzare ormai dieci anni fa. " appassionato di mare e di archeologia marina e mi sono venuti alla mente i relitti che avevano contenitori pieni di vino e olio". 
Di qui l'idea di chiudere in casse di acciaio le bottiglie di spumante e immergerle alla profondità di 60 metri nelle acque del Parco Marino di Portofino  (cala degli Inglesi)dove ci sono la temperatura ideale dei 15 gradi, la penombra e soprattutto le correnti marine che cullano il vino al posto dell'uomo.
"Questi gabbioni si mantengono in perfetto equilibrio. Da lì abbiamo costituito la nostra cantina sommersa".  "E' stata una sorpresa anche per me trovare queste incrostazioni addirittura la crescita di ostriche e piccoli crostacei". "Il valore aggiunto che hanno acquisito abbiamo pensato di proteggerlo attraverso una pellicola". In questo modo quello che il mare ha creato verrà per sempre custodito.
La vendemmia è stata fatta nel 2012 ed è stato degorgiato nel autunno 2014,in totale la produzione in commercio di "ABISSI"riemersa è di 12.193 bottiglie e chiaramente  sono tutte numerate. 
Questo esclusivo spumante unico al mondo,è prodotto con metodo classico,ottenuto utilizzando uve coltivate nei vigneti di Sestri Levante delle varietà "autoctone"Bianchetta Genovese,Vermentino e il raro Cimixà.

Hanno parlato di lui in Russia e America con un articolo sul  New York Time.
Non mi resta che augurarvi una buona occasione per brindare con questa eccellenza Italiana.
                                                                           Michele Tirotto 

giovedì 4 dicembre 2014

TENUTA MAFFONE ORMEASCO DA" 5 GRAPPOLI BIBENDA"


  

Oggi vi parlo dell'Ormeasco di Pornassio  della "TENUTA MAFFONE"che anche quest'anno ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui il prestigioso "CINQUE GRAPPOLI"BIBENDA vini e ristoranti d'Italia.

La leggenda narra sia stato importato dai Saraceni, verso l'anno Mille, nelle zone limitrofe a Ormea, da cui avrebbe preso la denominazione attuale.
In seguito, visti gli ottimi risultati, si è diffuso nelle valli confinanti, fino a estendersi in tutto il territorio dell’Alta Valle Arroscia già nel XIV secolo;
Nel 1303, in Alta Valle Arroscia ,il Marchese di Clavesana, le cui terre erano alle spalle di Pieve di Teco, fece impiantare nei suoi possedimenti esclusivamente questo vitigno.
Da quando la casata dei Clavesana all'inizio del Trecento, decise l'impianto del vitigno dolcetto nel territorio pornassino, gli agricoltori della zona hanno poi costruito, nel tempo, ciò che Mario Soldati definì "forse il più spettacoloso ed originale paesaggio viticolo che abbia mai visto in vita mia".
L’Ormeasco è un vitigno coltivato esclusivamente nella Provincia di Imperia, nei territori dei Comuni di Pornassio, Pieve di Teco e in tutta l’Alta e Media Valle Arroscia. In modo più limitato viene anche coltivato nell’Alta Valle Argentina.
Il vino ha un  colore è rosso intenso con tonalità violacee, il profumo è fragrante e vinoso, il sapore è asciutto, caldo, morbido con vena tannica e fondo leggermente amarognolo
Trova il suo habitat ideale e naturale nell'alta valle Arroscia fino a 700-800 m, ma in terreni che devono "sentire il mare".
Come sempre un vino da gustare al nostro Ristorante IL PESCEGATTO


venerdì 22 agosto 2014

"CRUVIN" ROSSO DI LIGURIA



            Un altro vin oche oggi vi voglio parlare è il
               CRUVIN  I.G.T. Delle  Colline Savonesi

Azienda agricola Punta Crena Varigotti.



È  un'altro vitigno raro  che  si allinea ormai  nel territorio di pochi comuni  Savonesi.

La parola Cruvin  da Crovà (cadere) sta a significare uva che cade facilmente alla maturazione.

Grappolo a forma di pigna,buccia dura,con acini dolcissimi piuttosto piccoli ed ariosi,per cui difficilmente si riesce ad avere una resa superiore al 60%.

Se ne tra un vino dal colore rosso rubino carico,grintoso, corposo con una certa tannicità,si affina e si arrotonda con l’invecchiamento.
Nel nostro ristorante "il Pescegatto"di Vado Ligure quando serviamo il CRUVIN suggeriamo di lasciarlo decantare qualche minuto  e i risultati si sentono ,lascio a voi amanti dei rossi Liguri il piacere di venirlo ad assaggiarlo.
                                                                 Michele Tirotto

venerdì 25 luglio 2014

SUA ECCELLENZA "VERMENTINO ETICHETTA NERA"BOSONI .WINE ITALIAN



Un'altro vino che fa parte della nostra cantina del Ristorante 
"Il Pescegatto" è il Vermentino "etichetta nera"cantina Lunae della famiglia Bosoni,considerato uno tra i 100 vini più buoni d'Italia ,a dirlo fra tanti cè Paolo Massobrio,Il Gambero rosso,una rivista Americana specializzata in vino WINE SPECTATOR,LA Guida Bibenda ..........


 Per 5 anni consecutivi è riuscito a prendere i 3 bicchieri nella Guida vini d'Italia Gambero Rosso .
Vino Ligure profumato,fruttato,a mio  parere  eccezionale  e per essere valutato in maniera così alta (uno dei 100) merita la ricerca per degustarlo.
Vi riporto nelle prossime righe la sua storia e la cheda della degustazione fatta.
Michele Tirotto 

 
Il Vermentino della cantina Lunae è una delle miglior creazioni di Paolo Bosoni.
Questo vino nasce nei dintorni di Luni,dove la storia di questi territori si intreccia con una tradizione vinicola antica,risalente ai primi insediamenti Etruschi e tramandata di generazione in generazione.
Per questo motivo la famiglia Bosoni insiste sull’importanza del legame  con il territorio,in modo che tutti i vigneti coltivati sappiano raccontare la storia e la bellezza racchiuse in questa parte della Liguria ,quindi non sorprendetevi se  chiudendo gli occhi,vi sembrerà di avvertire i profumi mediterranei delle colline della Lunigiana,a metà strada tra l’azzurro assolato del mare e il verde rinfrescante delle Alpi Apuane.
Di colore giallo paglierino con leggeri  riflessi dorati,ha dei  profumi freschi  e piacevoli sentori di mela e fiori di ginestra,il gusto è armonico e fresco,morbido ed elegante,dotato di un grande equilibrio.Gradazione alcolica 13 %

CIMIXA' L'ANTICO DALL'ANNO 1000 AI GIORNI NOSTRI

                                   Oggi vi voglio parlare di un vino che ha storia antichissima.
La leggenda ci porta intorno all'anno 1000,quando dei frati al ritorno da un pellegrinaggio dalla terra Santa decisero di portare con se una pianta di questo vitigno nel Genovesato. 
Bevuto per molti secoli,ma poche tracce negli scritti parlano di lui ,questo che  segue è quanto sono riuscito a trovare,vi posso dire che è molto buono,come sempre disponibile al mio ristorante Il "PESCEGATTO",
vogliamo proporvi sempre unìassaggio di Liguria.
Il nome arriva dal Ligure cimixa :cimice perchè se osservate gli acini sono picchettati come fossero toccati dalle cimici delle viti.

 
 Un vitigno originario della Val Fontanabuona che, nel passato, dava i migliori bianchi locali e migliorava anche i mosti fatti con varie uve.   Il suoi primi vini erano da tavola, poi IGT ed oggi finalmente Doc, entrando a far parte della Doc Golfo del Tigullio-Portofino. 
Sconosciuto ancor oggi al di fuori del Genovesato, il Scimiscià godeva di buona popolarità e reputazione già da alcuni secoli in Val Fontanabuona.  Ma le uniche testimonianze scritte su questo vitigno, risalgono alla metà dell’Ottocento.  G. B. Arata ne scrisse nel bollettino agrario del febbraio 1882, citando che tra i vari vitigni presenti nel circondario di Chiavari, oltre i già noti Vermentino e Albarola, c’era il Scimiscià, chiamato allora Cimiciato.  Altre informazioni ci vengono da C. Garibaldi, proprietario terriero di Pontori, in Valgraveglia. Nei suoi “Ricordi al Padrone e Doveri da Manenti” scritti tra il 1802 e il 1822, annota”…non ti scordare la Moscatella, Vermentino, e Cimixiaro che (l’uva) la fan migliore”.
Il recupero del vitigno risale sul finire degli anni 90.  Dai vecchi filari di Scimiscià o Simixià donati da Marco Bacicalupo, per anni portabandiera e pioniere del Simixà, la Cooperativa Agricola San Colombano, per mezzo dell’agronoma dott. Silvia Dellepiane, e lo studio (ampelografico) del dr Lorenzo Corino docente dell’Università di Agraria di Torino, è stata fatta una piccola quantità di vino, di cui i risultati sono stati molto positivi.  In seguito, con un certosino lavoro durato oltre un lustro, fatto con reimpianti sperimentali e ricerche clonali, è stato possibile far iscrivere il Simixà, al Registro nazionale dei vitigni, presso il Ministero Politiche Agricole e Forestali. Nel 2003, promossa dalla Comunità Montana Fontanabuona nell’ambito del locale Expo, si è tenuta una presentazione-degustazione di Simixà secco e passito, nella quale sono emerse testimonianze dirette sul vitigno e sul vino, e la conferma della qualità dei Scimiscià o Simixià degustati.
                                            Questa è la degustazione di Virgilio Pronzati    
CIMIXA' L’Antico Colline del Genovesato IGT  -  Alcol: 13%  -  Alla vista è cristallino, di colore paglierino con netti riflessi verdolini. Al naso si presenta abbastanza intenso e persistente, fine, con sentori floreali, fruttati e vegetali di fiori d’acacia e pesco, cedro e limone ancor verdi, e lieve d’erbe di montagna.  In bocca è secco, fresco, molto sapido, un po’ minerale, caldo, di buona struttura e persistenza, con fondo sapido-amarognolo.  Retrogusto: vena sapida e note floreali, fruttate e vegetali.

  

domenica 20 luglio 2014

PIGATO SPECIALE "SPIGAU CROCIATA"

Il vino che vi voglio raccontare oggi è stato per me una scoperta veramente piacevole.
Quando lo proponiamo nel nostro Ristorante IL Pescegatto ai nostri clienti che si apprestano ad abbinarlo a una cena tutta a base di pesce raccontiamo la sua storia ,la storia di chi lo produce e la battaglia contro la  disciplinare per ottenere la D.O.C.
Pensate cheil 70% di chi lo ha  degustato da noi  ci ha sempre chiesto se poteva poi comprarne una bottiglia.
IL suo nome  è SPIGAU  CROCIATA   LE Rocche del Gatto.
Per nostra scelta  serviamo un vino del 2009 è una selezione della famosa uva bianca autoctona,vinificata in purezza come fosse uva rossa,lo serviamo a temperatura ambiente perchè visto i suoi 14 gradi è paragonabile proprio ad un rosso ma dopo averlo lasciato decantare qualche minuto....lascio  a voi il desiderio di venirci a trovare per poter provare questa delizia
Il risultato è un vino sorprendente per complessità e struttura.
Un vino che comincia a dare il meglio di sè ad almeno 3 anni dalla vendemmia ,e qui è basata la nostra scelta dell'anno 2009.
Sul fondo  può esserci la presenza di qualche cristallo ma è giustamente la prova che il vino non è stato sottoposto ad alcun trattamento chimico o fisico.
Ora vi voglio raccontare la storia anche del produttore.

 Chi domanda quanti anni ha, risponde «ho fatte 57 vendemmie», con gli occhi sottili e il sorriso accennato ma accogliente dei contadini liguri. Fausto De Andreis (azienda Rocche del Gatto, Bastia di Albenga) è uno che di vino davanti ai suoi occhi (e tra le sue mani, sul suo palato) ne ha visto passare davvero tanto: «Ho lavorato anche lontano dalla Liguria, alla Olivetti per esempio – racconta – ma non ho mai voluto rinunciare alla vigna e alla vendemmia. Quando era tempo facevo avanti e indietro, e dal ’69 ho cominciato io a vinificare». E se è vero che dentro un vino ci sono la storia e la passione di chi lo produce, lo Spigau più di tutti gli altri rispecchia il carattere di quest’uomo: genuino, mai stucchevole, diverso da ogni altro pigato si possa trovare in giro.
Passare qualche ora in compagnia di Fausto, in cantina, tra le botti o all’osteria, significa poter esplorare un mondo di esperienze e cultura del vino, soprattutto un modo di intendere il lavoro del vignaiolo certamente non comune. «La tipicità – spiega – è un insieme di pregi e di difetti: è buona se sono di più i pregi. Ma ormai siamo in mano al mercato, ai soldi facili e siamo arrivati al paradosso che c’è chi sostiene che il profumo di banana è tipico, ed essendo tipico è buono. Io cerco di fare vini come si facevano prima della bananalizzazione: in pratica, senza il falso storico della banana, e non banali».
Assaggiando i vini di Ricche del Gatto si scoprono caratteri marcati, difficili da trovare in altri vini. Il vermentino molto sapido, fresco e con una buona mineralità, il pigato fruttato (piacevoli le note di pesca) e un’acidità che promette un buon invecchiamento. E se si prova a spiegare i profumi che ci sono nel pigato, il tono diventa ironico e il sorriso sempre accennato: «È semplicemente “la maledetta puzza di Liguria» dice Fausto.
La maggior parte delle spiegazioni (e il maggior carico di passione messo sul tavolo) arrivano però con lo Spigau, vero e proprio marchio di fabbrica di questa azienda, un vino che non entra nei parametri della doc per il pigato (anche perché Fausto De Andreis non vuole assolutamente farlo rientrare in quei parametri), ma che del pigato è l’espressione più genuina di questa terra, perché fa fermentazione con lieviti autoctoni, presenti sulle bucce dell’uva. «Resto dell’idea che esistano due modi per firmare la bottiglia. Il primo è il terroir: vini monocultivar con le loro caratteristiche ampelografiche, un trattamento e una lavorazione secondo la tradizione e ovviamente il tocco del produttore. Il secondo l’ho chiamato Cems, che sta per Chemical enological man signature: significa che l’uomo diventa preponderante, che un correttivo diventa sostantivo, significa in poche parole che certi enologi fanno lo stesso vino sempre e comunque, a prescindere o quasi dalle uve che ci finiscono dentro».
Puntiglioso e attento a ogni dettaglio per garantire la qualità del prodotto che va sul mercato, Fausto De Andreis solo una volta perde la patina del contadino burbero: «Voglio continuare a fare il vino in questo modo – dice – e spero che le mie idee e la mia conoscenza non si perdano: vorrei tramandarle, trovare qualcuno che abbia voglia di imparare». Una saggezza da tutelare, che chiude il nostro incontro con una battuta esemplare: «Se devo dare una definizione semplice dei miei vini, dico che il vermentino è un grande solista, ma il pigato è un’ottima orchestra».





sabato 19 luglio 2014

VINO RARO " FEDERICO IL BARBAROSSA"

Oggi voglio farvi assaggiare almeno con la lettura questo vino raro della terra Ligure
Vinificato in purezza al 100% con uve di questo vitigno dell'alture di Finale Ligure.


FEDERICO IL BARBAROSSA I.G.T  Colline Savonesi
  
Questo vino è uno “scherzo della natura “,infatti pur essendo antichissimo e descritto (1828)nessuno lo vuole riconoscere,ma tutti lo chiedono(R.Berruti).
Di Barbarossa se ne trovano tracce nell’imperiese e nelle colline Savonesi.
Vitigno a bassissima resa,è una scommessa produttiva proiettata nel tempo.
Questo vino,anche se vinificato con macerazione sulle bucce,fornisce un prodotto dal naturale colore rosa ramato che tende al leggero aranciato ed ha una notevole finezza olfattiva e morbidezza al gusto,lievemente profumato d’erba ,con fondo di fragola.
Una felice grinta che pizzica piacevolmente il palato sviluppando un’aroma persistente.
Gradazione alcolica 12,5 %


venerdì 18 luglio 2014

      LA CARTA DEI VINI: IL NOSTRO JOLLY»   


"IL PESCEGATTO" PREMIATO DA GOWINE
incontri di vini 1Paolo Apicella, assessore allo sviluppo economico del Comune di Savona (sx), Gioacchino La Franca, delegato GoWine Savona, Pierluigi Giorgi, presidente Club del Buttafioco Storico e Massimo Corrado, presidente GoWine
Un riconoscimento all'impegno a favore della diffusione della cultura del vino a Savona e provincia: questa la motivazione del premio assegnato dal Club GoWine Savona al ristorante "Il Pescegatto" di Vado Ligure nell'ambito della serata "Incontri di...vini" svoltasi mercoledì 13 novembre all'Idea Plus Hotel **** nel centro polifunzionale Le Officine a Savona.
L'evento, organizzato da GoWine associazione nazionale di consumatori-turisti del vino, in collaborazione con i soci del Club Go Wine di Savona e con il Comune di Savona, oltre a promuovere un incontro enologico che ha unito i territori vinicoli del Ponente ligure e dell'Oltrepò Pavese ha fornito l'occasione per premiare gli operatori locali del settore che si sono particolarmente distinti nella promozione delle specialità liguri.
Vado Ligure è stata ben rappresentata da Michele Tirotto e Giorgia Zavaglia, titolari del ristorante "Il Pescegatto".
«Siamo orgogliosi che un'attività recente come la nostra, attiva da appena due anni e mezzo sia stata premiata accanto a importanti e storiche enoteche savonesi – afferma Tirotto – È un riconoscimento importante, ma anche la riprova che il nostro modus operandi funziona».

La carta dei vini del ristorante è infatti piuttosto particolare.
«I vini che proponiamo ai nostri clienti variano quasi giornalmente, in base al menu – spiega Giorgia Zavaglia – Serviamo esclusivamente pescato fresco, quindi sia il menu sia i vini da abbinarvi dipendono da ciò che abbiamo acquistato al mercato ittico. Talvolta può rappresentare un rischio, ma poter proporre un menu sempre diverso è comunque una bella sfida e uno stimolo in più sia per noi sia per i clienti».
La scelta dei vini è dunque legata a doppio filo ai piatti, ma risponde a una filosofia ben precisa:
«Siamo clienti noi stessi, prima ancora che ristoratori – precisa Tirotto – Ricerchiamo e proviamo tutti i vini che poi andremo a servire: devono piacere anche a noi perché poi possiamo proporli con convinzione agli avventori. Ci muoviamo in prima persona per cercare produttori e cantine a chilometro zero per valorizzare le tante piccole realtà locali e regionali che meritano di essere promosse.
Non sempre è facile e richiede un impegno non indifferente in termini di tempo, ma riteniamo che ne valga la pena – conclude - I clienti apprezzano una carta dei vini non convenzionale e sono molto interessati a scoprire vini poco reclamizzati. Superato l'iniziale disorientamento nel trovarsi di fronte una lista inusuale, si lasciano guidare e consigliare, apprezzando la novità e anche il duro lavoro che vi è dietro. Talvolta sono proprio i clienti stessi ad avanzare proposte e suggerimenti».
Pesce e vini locali rappresentano pertanto la ricetta del successo di un ristorante che, a dispetto della giovane età, si sta già ritagliando uno spazio importante nel panorama enogastronomico savonese.

mercoledì 16 luglio 2014

IL MOSCATO LIGURE è TORNATO


E' TORNATO...DAL 1300 AL 1800 ,OGGI E' RINATO: IL VINO RARO" MOSCATELLO DI TAGGIA"


IL MOSCATELLO DI TAGGIA APPRODA A VADO LIGURE

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UN VINO DALLA TRADIZIONE SECOLARE PRESENTATO IERI AL RISTORANTE IL  PESCEGATTO
MOMENTO DI DEGUSTAZIONE
vignetoUna serata all'insegna di antichi sapori e tradizioni secolari. Alla scoperta di un vino riportato sulle tavole dopo quasi trecento anni. Si parla del Moscatello di Taggia presentato ieri sera al ristorante Pescegatto di Vado Ligure da Eros Mammoliti, produttore, alla presenza del delegato per savona di GO WINE Italia il Dottor Gioacchino La Franca e il presidente del circolo enogastronomico Giorgio Zavaglia.
Vino raro, soprattutto per le quantità prodotte, basti pensare che vengono prodotte e immesse sul mercato solo 256 bottiglie l'anno.
La storia del Moscatello di Taggia ha inizio forse nel lontano 1300. Vino bianco pregiato, ottenuto da vigne dell'entroterra Taggiasco nelle valli Argentina ed Armea e che partendo per mare dalla Riva Ligure finiva anche sulle tavole dei nobili del Nord Europa. E' particolarmente amato dalla corona Inglese, i cui cantinieri avevano il divieto assoluto di tagliarlo con altre bevande alcoliche, e nelle Fiandre.Abbiamo delle tracce di questo vino nei secoli passati grazie a vari personaggi come Giacomo Bracelli , storico Genovese, che nel 1450 scrive su Taggia:è piccolo centro, ma già noto per la forte produzione di vino, soprattutto per un nobilissimo vino chiamato "MOSCATUM" ritenuto pari a quelli di Cipro, Creta e dei monti Falerni.
Negli "annali" scritti nel 1534 da Agostino Giustiniani, si racconta che il Moscatello si coltivava tra Taggia, Bussana, Castellaro, Pompeiana, Terzorio, Piano della Foce (oggi Santo Stefano al Mare) e la Marina di Taggia (oggi Riva Ligure). Il vino viene descritto di "tanta bontà che è reputato niente inferiore delle malvasie Candiotte, né dei vini Cipriotti, dé dei Grechi di Napoli".
Dal manuale "il Negotiante", di Gio. Domenico Peri, stampato a Venezia nel 1725, apprendiamo che: Le Riviere abbondano d'ogli molti delicati. I vini che nascono nel paese sono buonissimi, ma sopra tutti pretiosi i Moscatelli di Taggia.
Poi nel 1700 le fluttuazioni di mercato spingono gli agricoltori a riconvertire le vigne in oliveti ed infine con l'arrivo della Filossera a fine 800' il parassita inizia a distruggere sistematicamente quel che era rimasto della coltivazione del Moscatello. Ma un bel giorno la gloriosa storia di questo prodotto che si intrecciava già con la leggenda ha indotto l'Azienda Vitivinicola di Eros Mammoliti di Ceriana a studiare quel che era rimasto di questo vitigno per cercare di recuperarlo. Il progetto di recupero è stato realizzato con la fondamentale partecipazione della Regione Liguria e degli enti di ricerca quali il CNR e l'Università di Agraria di Torino che hanno approfondito lo studio della varietà, rappresentata da poche piante superstiti individuate e censite in zona di Ceriana, rilevandone le caratteristiche genetiche ed ampelografiche, ed eseguendone il necessario risanamento virologico in vista della sua propagazione. Detto lavoro è durato oltre 10 anni, condotto nell'Az. Mammoliti dall'ampelografa Dott.ssa Anna Schneider e dall'enologo Lorenzo Tablino. Finalmente, dopo diversi anni di prove di vinificazione, con la vendemmia 2012 si è arrivati a produrre le prime 400 bottiglie di Moscatello di Taggia Riviera Ligure di Ponente D.O.C. Ecco finalmente il vino
                             Questo è il commento sulla degustazione fatta  su i due vini.
"LUCRAETIO" Moscatello di Taggia D.O.C. Riviera Ligure di Ponente 2012 - 13 Vol. Tipologia Secca ferma, in bottiglia da 750 Cl. Alla vista colore paglierino chiaro, leggeri riflessi verdolini e viscosità nel bicchiere. Olfatto franco con note sfumate di agrume e con sentori di geranio e erbe aromatiche. Gusto piacevolmente amabile con freschezza, buona acidità e retrogusto di cotogna. Abbinamenti: come aperitivo, con antipasti di pesce anche affumicati, formaggi di capra.

"LUCRAETIO" Moscatello di Taggia Vino Bianco da uve passite 2011 – 14,5 Vol.
(la D.O.C. parte dal 2012) Tipologia Passito Dolce in bottiglie da 375 Cl. Alla vista colore giallo oro carico, notevole viscosità nel bicchiere. Olfatto floreale, fruttato con sentori di piccoli agrumi, erbe mediterranee. Gusto dolce, con evidente sapidità e freschezza in retrogusto. Abbinamenti: con crostate con confettura bianca o di agrumi, dolci alla mandorla, formaggi molli erborinati. 
Da sinistra in senso orario ,il Presidente del "CIRCOLO ENOGASTRONOMICO DELLA ROVERE DI SAVONA"Giorgio Zavaglia,al suo fianco il delegato GOWINE ITALIA   per la provincia di Savona  il Dottor Gioacchino La Franca e a seguire il produttore del vino Eros Mammoliti con la moglie.