venerdì 25 luglio 2014

CIMIXA' L'ANTICO DALL'ANNO 1000 AI GIORNI NOSTRI

                                   Oggi vi voglio parlare di un vino che ha storia antichissima.
La leggenda ci porta intorno all'anno 1000,quando dei frati al ritorno da un pellegrinaggio dalla terra Santa decisero di portare con se una pianta di questo vitigno nel Genovesato. 
Bevuto per molti secoli,ma poche tracce negli scritti parlano di lui ,questo che  segue è quanto sono riuscito a trovare,vi posso dire che è molto buono,come sempre disponibile al mio ristorante Il "PESCEGATTO",
vogliamo proporvi sempre unìassaggio di Liguria.
Il nome arriva dal Ligure cimixa :cimice perchè se osservate gli acini sono picchettati come fossero toccati dalle cimici delle viti.

 
 Un vitigno originario della Val Fontanabuona che, nel passato, dava i migliori bianchi locali e migliorava anche i mosti fatti con varie uve.   Il suoi primi vini erano da tavola, poi IGT ed oggi finalmente Doc, entrando a far parte della Doc Golfo del Tigullio-Portofino. 
Sconosciuto ancor oggi al di fuori del Genovesato, il Scimiscià godeva di buona popolarità e reputazione già da alcuni secoli in Val Fontanabuona.  Ma le uniche testimonianze scritte su questo vitigno, risalgono alla metà dell’Ottocento.  G. B. Arata ne scrisse nel bollettino agrario del febbraio 1882, citando che tra i vari vitigni presenti nel circondario di Chiavari, oltre i già noti Vermentino e Albarola, c’era il Scimiscià, chiamato allora Cimiciato.  Altre informazioni ci vengono da C. Garibaldi, proprietario terriero di Pontori, in Valgraveglia. Nei suoi “Ricordi al Padrone e Doveri da Manenti” scritti tra il 1802 e il 1822, annota”…non ti scordare la Moscatella, Vermentino, e Cimixiaro che (l’uva) la fan migliore”.
Il recupero del vitigno risale sul finire degli anni 90.  Dai vecchi filari di Scimiscià o Simixià donati da Marco Bacicalupo, per anni portabandiera e pioniere del Simixà, la Cooperativa Agricola San Colombano, per mezzo dell’agronoma dott. Silvia Dellepiane, e lo studio (ampelografico) del dr Lorenzo Corino docente dell’Università di Agraria di Torino, è stata fatta una piccola quantità di vino, di cui i risultati sono stati molto positivi.  In seguito, con un certosino lavoro durato oltre un lustro, fatto con reimpianti sperimentali e ricerche clonali, è stato possibile far iscrivere il Simixà, al Registro nazionale dei vitigni, presso il Ministero Politiche Agricole e Forestali. Nel 2003, promossa dalla Comunità Montana Fontanabuona nell’ambito del locale Expo, si è tenuta una presentazione-degustazione di Simixà secco e passito, nella quale sono emerse testimonianze dirette sul vitigno e sul vino, e la conferma della qualità dei Scimiscià o Simixià degustati.
                                            Questa è la degustazione di Virgilio Pronzati    
CIMIXA' L’Antico Colline del Genovesato IGT  -  Alcol: 13%  -  Alla vista è cristallino, di colore paglierino con netti riflessi verdolini. Al naso si presenta abbastanza intenso e persistente, fine, con sentori floreali, fruttati e vegetali di fiori d’acacia e pesco, cedro e limone ancor verdi, e lieve d’erbe di montagna.  In bocca è secco, fresco, molto sapido, un po’ minerale, caldo, di buona struttura e persistenza, con fondo sapido-amarognolo.  Retrogusto: vena sapida e note floreali, fruttate e vegetali.

  

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